
Berlusconi è partito con i 30 milioni di lire della liquidazione del papà Luigi.
Una storia iniziata vendendo spazzole elettriche e phon agli amici che poi, grazie alla sua prospettiva lungimirante mossa da un’inconfondibile ambizione, lo ha portato a pensare in grande: al posto degli elettrodomestici voleva vendere case.
Il primo appartamento che riuscì a vendere lo comprò proprio la mamma di Confalonieri: si trattava di uno stabile in via Alciati, zona Bande Nere.
Da qui parte la scalata verso il suo trionfo, come persona e come imprenditore.
Fu proprio a Segrate, periferia nord est di Milano, che tra il 1969 ed il 1979 nasce il progetto di una nuova formula urbanistica. La città ideale, immaginata da Silvio Berlusconi, è firmata dagli architetti Giancarlo Ragazzi, Giuseppe Marvelli e, per la parte paesaggistica, Enrico Hoffer.
L’idea era di far leva su una classe di persone che volevano andare via dal centro di Milano, che all’epoca era poco sicuro; c’erano manifestazioni politiche in continuazione e la minaccia di attentati terroristici.
Il brillante spirito di inventiva si concretizzò quindi in quella che noi oggi conosciamo come Milano 2.
Oltre che per la sua fondazione, la storia di Milano 2 si intreccia a quella imprenditoriale di Berlusconi. Infatti, per evitare di compromettere l’estetica del quartiere con antiestetiche antenne televisive, tutti gli appartamenti furono dotati di un impianto tv via cavo.
Tutto inizia nel 1976 quando compra, da Giacomo Properzy, Telemilano, emittente via cavo. Questa aveva debiti anche nei confronti della stessa Edilnord, una società immobiliare gestita proprio dall’omonimo Berlusconi.
E così quella che era una tv di quartiere sarebbe diventata poi nel ’78 Canale 5.
Possiamo dedurre che Silvio Berlusconi sia diventato quello che tutti abbiamo poi conosciuto grazie anche alle sue televisioni. Non si tratta solo di un mezzo di comunicazione ma di una vera e propria finestra attraverso il quale gli Italiani hanno accompagnato la “discesa in campo” del Cavaliere, passata davanti ai piccoli schermi di ogni casa nel ’94.
Nel 1979 però nel nostro Paese non era ancora consentito trasmettere in diretta sul territorio nazionale, nonostante ciò si riuscì ad aggirare questo ostacolo creando quello che poi passerà nei manuali di Storia della televisione come il cosiddetto “pizzone”, cioè un programma pre-registrato su una cassetta vhs che veniva spedita a decine e decine di emittenti sul territorio nazionale in modo da mandarlo in onda in contemporanea con gli stessi spot, senza che questi programmi potessero così definirsi in diretta.
Il primo esperimento in questo senso fu quello con il programma I sogni nel cassetto, gioco a premi televisivo condotto da Mike Bongiorno.
Il Cavaliere andò a cena con Mike e gli offrì seduta stante un assegno da 600 milioni di lire del 1978, circa 2,1 milioni di euro attuali. Una cifra immane per uno che per arrotondare faceva le serate estive come Miss Italia 1973 a Vibo Valentia.
“Fu un colpo di testa”, ammette Mike, che prima di passare a Fininvest aveva già alle spalle 25 anni di carriera, anche se poi si rivelò una scommessa vincente.
Dopo Mike venne il Mundialito, il torneo in Uruguay dei campioni del mondo, 1980: Berlusconi strappa i diritti alla Rai e da quel momento il calcio in tv non sarà più lo stesso.
La scalata dell’imprenditore milanese prosegue nell’82 con l’acquisto di Italia 1 e nell’84 con Rete 4. Nasce quindi non solo un nuovo sistema televisivo prima caratterizzato solo dal monopolio della Rai ma anche un nuovo modo di vedere il mondo. Berlusconi cavalca l’onda del consumismo che viene dagli Stati Uniti, portando con sé un nuovo immaginario che verrà adottato anche negli anni successivi.
Avendo quindi rivoluzionato in maniera decisiva la storia della televisione italiana, contemporaneamente si dedicò all’editoria dando vita a personaggi di spicco come Rizzoli, Rusconi e Mondadori.
La storia di Silvio Berlusconi, soprattutto da quando la dimensione politica è diventata prevalente se non esclusiva, ha sempre diviso l’opinione pubblica.
Proprio per questo motivo abbiamo deciso di non parlare della sua carriera in ambito governativo, lasciando invece spazio all’uomo e dell’ideale di libertà e di spirito critico che in questi anni ha trasmesso a ognuno di noi.
Infatti Silvio verrà ricordato soprattutto come imprenditore, l’uomo che si è fatto da solo grazie a un innato sesto senso per gli affari, pochi scrupoli e soprattutto una grande intuizione.
Un esempio di vita per tanti ragazzi, giovani e futuri imprenditori.
A.L.S.
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