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La storia sotto casa – La basilica di San Simpliciano

Sant’Ambrogio iniziò un programma di costruzione di basiliche dedicate alle varie categorie di santi:

  • una basilica per i profeti (la basilica prophetarum, in seguito ridenominata basilica di San Dionigi),
  • una per gli apostoli (la basilica apostolorum, che poi prese il nome di basilica di San Nazaro in Brolo),
  • una per i martiri (la basilica martyrum, che divenne in seguito la basilica di Sant’Ambrogio),
  • una per le vergini (la basilica virginum, ridenominata poi basilica di San Simpliciano).

Erano infatti dedicate ciascuna ad una diversa famiglia di santi, dato che non esisteva ancora l’usanza di intitolare le chiese a un solo santo. Queste quattro basiliche sono conosciute con il nome di “basiliche ambrosiane”.

Nascosta nelle vie vicine al quartiere di Brera, la Basilica di San Simpliciano sorge in una elegante piazza acciottolata raggiungibile da Corso Garibaldi, mentre sul fianco destro dell’edificio s’allarga la verde piazza Paolo VI, luogo ideale per una tranquilla sosta all’aperto.

San Simpliciano è una delle prime chiese edificate a Milano. Completata sotto il successore di Sant’Ambrogio, San Simpliciano, che alla sua morte nel 401 chiese di esservi sepolto. Da allora la basilica prese il suo nome.

Inizialmente dedicata a Maria e alle sante Vergini (Basilica Virginum), dopo la morte di Ambrogio accolse le reliquie dei martiri Sisinio, Martirio e Alessandro, trucidati durante la predicazione in Anaunia (l’attuale Val di Non), mandate in dono da San Vigilio, vescovo di Trento, a San Simpliciano, successore di Ambrogio.

Nel corso dei secoli l’edificio, in origine posto in corrispondenza di un cimitero pagano, subì molte e importanti modifiche.

Fino a non molto tempo fa si pensava che dell’originaria costruzione paleocristiana non rimanesse praticamente nulla e che la chiesa attuale potesse considerarsi a tutti gli effetti romanica.

A partire dal 1944 ci si rese invece conto che l’impianto paleocristiano era ancora perfettamente presente e che ciò permetteva di ricostruire idealmente in gran parte l’aspetto originario.

La chiesa doveva ai tempi di Ambrogio assomigliare molto alla Basilica di Treviri, con un’unica grande altissima aula molto luminosa, dotata di ampio transetto e sottili parete formate da un doppio ordine di arcate, nelle quali si aprivano grandi finestroni, e di un soffitto ligneo a capriate.

Essa aveva inoltre un portico che le correva tutto attorno, a partire dall’attuale facciata fino all’attuale transetto. Come dimensioni l’edificio di allora coincideva quindi in buona sostanza con quello attuale, se non per un abside di maggiori dimensioni.


Sapendo dove guardare, è facile ancora oggi riconoscere, specie dall’esterno, le originarie arcate, nelle quali però gli originari finestroni sono stati murati in epoca romanica e sostituiti da finestre più piccole.


In effetti la Basilica di San Simpliciano può essere vista come uno degli edifici di epoca paleocristiana meglio conservati, non solo di Milano ma dell’interno bacino Mediterraneo.

E’ possibile che nel settimo secolo la Basilica di San Simpliciano sia stata per un certo periodo la cattedrale di Milano.


All’epoca longobarda risalirebbe l’insediamento dei monaci benedettini in San Simpliciano, il cui monastero associato alla basilica sarebbe stato fondato nell’ottavo secolo. Sotto i benedettini il complesso di San Simpliciano divenne un importante polo culturale, tanto che ben due dei pochi codici altomedioevali arrivati fino a noi a Milano vennero creati nel monastero di San Simpliciano.


Fra l’undicesimo e il quindicesimo secolo il complesso monastico godette di grandissimo prestigio, tanto che il potere civile lo beneficiò concedendogli privilegi e quello religioso gli elargì indulgenze e protezioni. Il monastero giunse a possedere ampi terreni, non solo a Milano e direttamente intorno alla città, ma perfino in zone lontane come dalle parti di Como e Treviglio.

Nel 1517 la chiesa e il convento passarono ai benedettini di Monte Cassino. Il cambio portò ad una rinascita spirituale che si manifestò anche attraverso numerose modifiche e migliorie apportate alla basilica.

La vita monastica durò fino al 1798 quando tutto venne tristemente convertito in caserma. Successivamente una parte della struttura convenutale venne demolita e la chiesa restaurata. Nel ‘800 i lavori furono pesanti ed invasivi e il danno fu rimediato soltanto nel ‘900 restituendo dignità ed identità ad una delle chiese più importanti ed affascinanti di Milano.

Infine curiosa è la storia del campanile. Questa torre, così come quella della vicina chiesa di S. Maria del Carmine, fu abbassata per volere del governatore spagnolo, nel XVI sec, per fare in modo che nessuno potesse spiare ciò che avveniva nella vicina caserma (l’attuale Castello Sforzesco).


Legata a questa torre campanaria è una leggenda molto antica che ci parla di mal di denti: pare infatti che un mercante di porta comacina soffrisse di un forte dolore; dunque chiese al campanaro di san Simpliciano di poter suonare le campane con la bocca nella speranza di vedersi strappare i denti. Risultato: una sonora capocciata contro il soffitto della cella campanaria! In compenso il mal di denti cessò definitivamente…

La chiesa di San Simpliciano è anche conosciuta come Basilica del Carroccio poiché i monaci dissero di aver visto, in occasione della Battaglia di Legnano, levarsi tre colombe dalle tombe dei martiri SisinioMartirio e Alessandro (conservate in questa chiesa fino a inizio Novecento, quando furono invece traslate a Trento dove era stata eretta una chiesa sul luogo della loro uccisione), e raggiungere la cima del carroccio sancendo così la vittoria anche per intercessione divina.